Le arti visive e il cinema

Il Liceo fa propria la concezione di Ragghianti, uno dei più importanti storici dell'arte del ’900, di riunire nelle "Arti della visione", termine da egli stesso coniato, le arti figurative, il cinema, il teatro, la televisione. Tale concezione si basa sulla convinzione che tutte queste forme d’espressione hanno come fondamento il dato della visione e come elemento comune quello della temporalità, evidentemente presente, per Ragghianti, anche nella pittura.

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"Sarà atto e valido a comprendere il cinema nei suoi valori autentici, colui che, interrogato in proposito, non saprà magari che cosa due o più persone unite in una medesima inquadratura hanno detto, ma saprà riferire esattamente la loro mimica, il loro gesto, il loro percorso, le loro relazioni di stasi o di movimento, il loro rapporto di gravitazione o di dinamica in un ambiente egualmente percepito nella sua funzionalità estetica, saprà distinguere la qualificazione luminosa dei rapporti di bianco-nero o di colore, la tonalità degli accenti chiaroscurali, la scelta dei tipi e delle fisionomie, la singolarità degli atteggiamenti, la ritmazione del tempo, il movimento o il carattere dell'inquadratura, la connessione delle sequenze, e via discorrendo. Saprà, insomma, rendere conto del linguaggio proprio in cui si esprime il cinema, che non è un indeterminato o polisenso mezzo riproduttivo per la comunicazione della parola, ma una soggettivazione artistica in quei suoi termini esclusivi."

Carlo Ludovico Ragghianti, "Il verbo di Dreyer" in Arti della visione, vol. 1, "Cinema", Torino 1975.

 CRONOLOGIA DELLE CONFERENZE - INCONTRI SULL'ARTE CINEMATOGRAFICA

IL CORPO LUMINOSO
UN PERCORSO INIZIATICO ATTRAVERSO IL NEW AMERICAN CINEMA
aprile 2018

FRANCESCO BERNARDELLI - Critico e curatore d'arte contemporanea e di performing arts,
NABA - Milano

DALL'ODISSEA AL MITO DI ANFITRIONE: GODARD E IL MONDO GRECO
febbraio 2018

ROBERTO CHIESI - Cineteca di Bologna, Centro Studi-Archivio Pier Paolo Pasolini

- Contributo: Fondazione di Piacenza e Vigevano

 UN PERCORSO IN CONSTANTE EVOLUZIONE. LA MUSICA NEL CINEMA DI ALAIN RESNAIS
maggio 2010

«NESSUNA MUSICA… NIENTE MUSICA».
L’AMBIENTE SONORO NEL CINEMA DI ROBERT BRESSON
aprile 2010

ROBERTO CALABRETTO - È professore associato di discipline musicali all'Università degli Studi di Udine.
I suoi studi affrontano le problematiche inerenti alle funzioni della musica nei linguaggi audiovisivi con una particolare attenzione nei confronti di quella cinematografica. Ha anche svolto attività di ricerca sul Novecento italiano alla Fondazione “Giorgio Cini” di Venezia e sulla musica friulana. È membro del Collegio Docenti del Dottorato di Ricerca in Teoria, tecnica e restauro del cinema, della musica e dell’audiovisivo e del Consiglio del Master in Ideazione, allestimento e conservazione delle arti visive contemporanee dell’Università degli Studi di Udine.

Fa parte del Comitato scientifico di Cinemazero di Pordenone e coordina il progetto Restauro delle colonne sonore su disco in collaborazione con la Cineteca di Bologna. Fa parte della Commissione giudicatrice del Premio per tesi di laurea promosso dal Festival organistico internazionale Città di Treviso. Lavora come critico musicale per il Teatro Giovanni da Udine e la Società dei Concerti della Scuola Normale di Pisa.

Bresson e Resnais: due autori attraverso i quali è possibile affrontare il tema del rapporto tra l’arte cinematografica e la musica contemporanea.
Il loro contributo, in tal senso, è tra quelli più avanzati e si nutre della collaborazione di compositori come Schaeffer, da una parte; di Henze, Penderecki, oltre che di Giovanni Fusco, dall’altra.

La loro cinematografia si avvale, e mette in atto, alcuni concetti fondamentali delle arti del ‘900, per esempio, il concetto di rumore e di silenzio, intesi quali componenti drammatiche, nella loro dimensione “concreta”. Le musiche non sono prese a prestito ma, composte per ogni film, articolano loro stesse l’impianto, la concezione in cui tempo e memoria giocano un ruolo fondamentale.

Presentazione del libro da parte dell'Autore: Roberto Calabretto, Lo schermo sonoro. La musica per film, Marsilio, Venezia, 2010. maggio 2010

(Contributo: Fondazione di Piacenza e Vigevano)

 REDISTRIBUIRE LE IMMAGINI. MONTAGGIO E ‘FOUND FOOTAGE’ NEL CINEMA E NELL’ARTE CONTEMPORANEA
gennaio 2008

ANTONIO SOMAINI - Ricercatore di Storia delle teoriche del cinema e di Storia del cinema italiano presso la Laurea specialistica in Scienze dello Spettacolo dell’Università di Genova – Polo Didattico di Imperia. Dopo essersi laureato in Filosofia (Estetica) nel 1997 e aver trascorso soggiorni di studio presso la Columbia University di New York e l’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi, ha conseguito nel 2002 il Dottorato di ricerca in Filosofia presso l’Università degli Studi di Firenze con una tesi dal titolo “Espressione, proiezione, rispecchiamento. La teoria leibniziana della rappresentazione”.

Dal 2003 è docente di Estetica presso il Politecnico di Milano-Bovisa, mentre dal 2002 al 2006 è stato docente di Estetica presso l’Accademia di Belle Arti “G. Carrara” di Bergamo e dal 2004 al 2006 docente di Economia e Politica dell’Arte e dei Beni Culturali e Gestione degli Eventi Espositivi presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
Ha tenuto lezioni e seminari presso la New York University di New York, la Northwestern University di Chicago, l’Università degli Studi, la Domus Academy e la Nuova Accademia di Belle Arti (NABA) di Milano.

Nel corso dell’incontro il prof. Somaini ripercorrerà le argomentazioni presentate nel suo testo dal titolo “Redistribuire le immagini”, parte del volume collettivo “Genealogie dell’immaginario”, di prossima pubblicazione.

In particolare la conferenza illustra due aspetti fondamentali delle arti contemporanee: il concetto di “montaggio” e il ricorso al grande archivio di immagini reso disponibile dall’invenzione della fotografia, archivio che può avere una funzione museografica, ma anche produttiva e artistica.
La trattazione sarà accompagnata « dall’analisi di alcuni esempi tratti dalla storia del cinema e dell’arte in cui l’opera nasce come montaggio di immagini pre-esistenti, prelevate come ready-made da quella sorta di grande archivio iconico che i media contemporanei rendono sempre più ricco e accessibile » (Somaini).

(Contributo: Fondazione di Piacenza e Vigevano)

 STORIA DEL VIDEO D’ARTISTA 2
maggio 2006

ELENA VOLPATO – Curatrice della Videoteca della GAM (Galleria d’arte moderna) di Torino, critico d’arte.

Alcuni degli aspetti trattati: il “professionismo” degli anni Ottanta. Le relazioni con i pionieri presentati nella prima conferenza, l’animazione e la riscoperta espressiva del real time, lo sguardo documentario, dagli anni ’90 ad oggi.

Alcuni tra gli autori proposti con la seguente ripartizione:
Anni ’80: Bill Viola, Woody Vasulka, William Kentridge.
Dagli anni ’90 ad oggi: Jean Lydie dit Pannel, Eva Marisaldi, Deborah Ligorio, Sabrina Mezzaqui.

 STORIA DEL VIDEO D’ARTISTA 1
maggio 2006

ELENA VOLPATO

Due sono le convinzioni che troverano terreno di argomentazione nelle due conferenze: “in primo luogo non c’è soluzione di continuità nella ricerca artistica compiuta nel cinema all’inizio del novecento e quella condotta dalle neoavanguardie nella seconda parte del secolo, in secondo luogo non c’è soluzione di continuità tra la storia del video d’artista e la storia dell’arte degli ultimi quarant’anni” (Volpato).

Alcuni degli aspetti trattati: la nascita del video d’artista – Nam June Paik e Vostell. Il de-collage di Paik, tecniche di alterazione musicale del mezzo televisivo, vicine ai prepared pianos di Cage e Tudor.

Il road movie, le leggi del caso e il nuovo modo di intendere l’ object-trouvé.
Il fascino per la città subito dagli espressionisti europei e la medesima attrazione provata negli anni ’50 e ’60. Arte concettuale, performativa e narrativa.

Alcuni tra gli autori proposti secondo la seguente ripartizione:
Gli Antefatti: Dziga Vertov, Walter Ruttman, Andy Warhol, Wolf Vostell, Nam June Paik, Allan Kaprow.
Anni ’70: Richard Serra, Joseph Beuys, Vito Acconci, Bruce Nauman, Marina Abramovič, Joseph Beuys Gino De Dominicis, Mario Merz.

 CARLO LUDOVICO RAGGHIANTI E I CRITOFILM D’ARTE
maggio 2005

ELENA VOLPATO
Ragghianti, uno dei più eminenti storici e critici d’arte del ’900, conferì grande importanza al mezzo cinematografico quale strumento, più di ogni altro, capace di far comprendere i contenuti formali e stilistici di un’opera d’arte.

I cosiddetti critofilm, alcuni dei quali sono proiettati durante l’incontro, realizzati da Ragghianti per analizzare importanti opere del patrimonio artistico italiano, permisero di evidenziare gli aspetti temporali della fruizione dell’opera da parte dell’osservatore, quelli intrinseci all’opera stessa, importanti fattori di ordine compositivo. Ciò poteva avvenire grazie alle proprietà specifiche del mezzo cinematografico e in virtù della sua affinità con le arti visive fortemente sostenuta dall’autore.

Conferenze a cura di: Prof. Antonio Romano
Docente di Discipline Pittoriche